Recensione de "La Destinazione"

È in distribuzione da qualche giorno, a cura delle Edizioni San Paolo che hanno prodotto vhs e dvd, "La Destinazione", un film di Piero Sanna, che ne ha curato regia, soggetto e sceneggiatura. La produzione è stata affidata a Ipotesi Cinema Sire, in collaborazione con Rai Cinema, ed ha goduto del sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ha annoverato l'opera tra i "film di interesse culturale nazionale".

Il film propone l'avvincente racconto di un giovane carabiniere, in un susseguirsi di emozionanti storie di amicizia, giustizia e passioni sentimentali, tra le suggestive atmosfere di una inquietante e magica Barbagia. Ecco la trama: Emilio, giovane carabiniere di origine romagnola, viene destinato a Coloras, un piccolo paese della Barbagia. Inizialmente felice, credendo di capitare in una località balneare, scopre che il nome significa "serpente". Si troverà in un mondo a parte, ancorato a valori e riti arcaici, caratterizzato da un'asprezza molto forte al confine con la crudeltà. Tra i primi compiti, l'indagine sull'omicidio di un pastore, che cercava di difendere il suo bestiame, ucciso sotto gli occhi del figlioletto che ha riconosciuto l'assassino. Emilio si innamora di una ragazza, Giacomina, ma anche qui deve scontrarsi con la diffidenza della gente. Intanto resta vittima di un'aggressione, mentre le cose continuano a complicarsi…

Il regista Piero Sanna racconta cose che sa: è sardo e carabiniere in servizio effettivo. Tra i suoi fari illuminanti, oltre al generale Dalla Chiesa di cui fu collaboratore, c'è Ermanno Olmi: il mestiere dell'Arma da una parte e quello del cinema dall'altra. Particolari bellissimi, intercettati da sguardi mai banali, come l'aspra sequenza dell'omicidio imbrattato di sangue e latte, o quella del confronto bilingue tra il maresciallo e la madre dell'assassino. E poi le facce, ruvide, sulle quali la terra - quella terra - ha lasciato più di un segno. Molte comparse sono state reclutate a Coloras, paese in cui è ambientato il film e, come dice uno dei protagonisti: "Il posto più vicino fuori dal mondo". Suoni, musiche, cori e voci sarde, paesaggi mozzafiato danno un'ambientazione tutta particolare al film, arricchito da curiosi reperti puramente etnografici: usanza andate in molti posti perduti, nel film vengono riproposte, come alcune funzioni del Venerdì Santo. Le origini sarde di chi scrive non conoscevano ancora una Sardegna così aspra, genuina, remota ma attuale, dove il tempo sembra essersi fermato, accompagnato solo dal fruscio del vento tra i cespugli di mirto ed i campanacci delle pecore.

Giuseppe Orrù

 

 

 

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